Famiglia

L’incognita in albergo

Parla Mario Roci, Operatore che ha aderito alla carta onu sul turismo responsabile: «spesso lavoriamo al buio. Sugli hotel, chi mi garantisce che rispettano l’ambiente?»

di Emanuela Citterio

Settemari è uno dei tre tour operator italiani che partecipano al programma delle Nazioni Unite Tour Operators Initiative, per un turismo sostenibile e migliorare l?impatto ambientale della propria attività. Mario Roci, 57 anni, che si definisce un «imprenditore sensibile ai temi dello sviluppo e dell?ambiente» è l?autore di questa svolta. Tierra: Da dove nasce la vostra adesione all?iniziativa delle Nazioni Unite? Mario Roci: Da una sensibilità personale, e di conseguenza aziendale, alle tematiche dello sviluppo e del rispetto dell?ambiente. Tierra: Come si concretizza? Roci: Stiamo puntando soprattutto sulla sensibilizzazione dei nostri clienti, informandoli sull?impatto che i loro comportamenti possono avere dal punto di vista ambientale e culturale sui Paesi che visitano. Cerchiamo di far nascere una logica diversa, con la consapevolezza di dover lavorare per obiettivi a lunga scadenza. Tierra: Avete messo in atto iniziative per scoraggiare il turismo sessuale che si basa sulla tratta di donne e bambini? Roci: Il retro del nostro catalogo Amo l?Oriente è dedicato a questo tema. Ai nostri clienti diamo un foglio con una serie di consigli perché si comportino in modo rispettoso dell?ambiente e della popolazione che incontrano. Tierra: In gran parte i proventi del turismo nei Paesi del Sud del mondo ritornano indietro attraverso le grandi catene alberghiere. Rispetto al costo di un viaggio quanto rimane nel Paese ospitante? Roci: A volte anche il 40-50 %. Guardi, sono contento fare chiarezza su un mito che vede contrapposte le multinazionali e le realtà del turismo locale. I grandi alberghi nei Paesi del Sud del mondo sono nella maggior parte dei casi di proprietà di uomini d?affari locali. Anche se si chiamano Sheraton o Holiday Inn. La gestione è internazionale perché nei Paesi poveri spesso manca il know how per gestire e commercializzare queste strutture. Tierra: Resta il fatto che fin quando queste attività vengono gestite da altri, se ne vanno anche preziose risorse che potrebbero migliorare la vita nei Paesi poveri? Roci: Però si tratta solo della tappa di un percorso. Le faccio un esempio. La Turchia qualche anno fa ha deciso di puntare sul turismo. Uomini d?affari hanno investito in strutture alberghiere, che inizialmente hanno dato in gestione a catene spagnole. Molti turchi hanno iniziato a lavorare come camerieri, poi sono diventati capocamerieri e piano piano qualcuno ha imparato a gestire un albergo. Alla fine hanno fatto fuori le compagnie spagnole e si sono tenuti i loro alberghi. Tierra: Secondo lei potrebbe servire una sorta di certificazione che contraddistingua le pratiche di turismo sostenibile? Roci: Ai bollini ci credo fino a un certo punto. Mi sembra più importante diffondere una sensibilità fra i propri clienti che li porti a comportamenti più sostenibili. Tierra: Dipende allora tutto dalla buona volontà dei viaggiatori e del singolo tour operator? Roci: Al contrario, sono importanti le leggi e le decisioni a livello politico. Un compito che spetta ai singoli Paesi o a più globalmente alle Nazioni Unite. Noi possiamo chiedere agli albergatori qual è il loro comportamento per quanto riguarda il trattamento delle acque, i sistemi di scarico o il risparmio idrico. Ma spesso non ci resta che accontentarci delle loro dichiarazioni. Non abbiamo un supporto tecnico che ci permetta di controllare come un albergatore tratti le acque. Se invece ci fossero delle disposizioni precise, fatte rispettare dal governo locale, ci sarebbero anche meno problemi di impatto ambientale.


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